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Scabroso: un limite di velocità alle bici?

Da un po’ me lo domando. Ma con le piste che abbiamo a Bologna, strette, sconnesse e spesso invase da pedoni e ostacoli di varia natura, possiamo veramente pedalare come ci pare?
Vedo ogni tanto personaggi che, caschetto in testa e faccia concentrata, tentano di stare in pista tenendo i 25 o i 30 orari, con sorpassi, scarti, frenate improvvise, ripartenze in punta di pedale, come se si fosse al velodromo invece che su uno schifoso pezzo di marciapiede.
Stessa cosa accade (ogni tanto però: per fortuna la maggioranza dei ciclisti urbani è piuttosto placida) nelle zone pedonali (piazza maggiore, via del pratello ecc.), che sono sì aperte ai ciclisti ma che per loro stessa natura (per definizione dicono i matematici) sono soprattutto zone di tranquillità per chi va a piedi.
Allora la butto lì, vogliamo mettere un bel limite di 10 all’ora sotto al cartello di pista ciclabile e sotto quello di zona pedonale (che così lo vedono non solo i ciclisti ma anche la pletora di autorizzati a girarci a motore)?
Non ci saranno certo rilevatori per fare multe, ma almeno sarebbe un segnale di moderazione. Che ne pensate?

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  1. Ragionamoci ma la proposta non è affatto scabrosa, sono in linea con l’autoapplicazione di un limite.

    I 20 km all’ora su una pista ciclabile urbana sono un grande pericolo, i 30 una autentica pazzia. In Italia ancora non abbiamo la cultura del rispetto che è innata in altri paesi (e in più a Bologna abbiamo i portici!) e di continuo il pedone medio (giovane, anziano, non fa differenza) è ancor meno disciplinato e accorto del ciclista medio e non ci pensa due volte a inserirsi su una pista ciclabile sbucando tra le colonne del portico all’improvviso (magari per gettare una cartaccia nel cassonetto). Non sa neanche cosa sia, la pista ciclabile: se in quel momento arriva il ciclista ai 15 Km all’ora è fatta, figurarsi se arriva ai 20.

    Poi dobbiamo anche prendere atto che le piste ciclabili, presenti o future, se devono correre lungo le strade del centro saranno giocoforza anguste e sconnesse e di buona grazia se ci verranno concesse a scapito del traffico automobilistico: una ragione in più per stare dalla parte della ragione e darsi un limite credibile, soprattutto se in cambio della costruzione di altre piste (e del loro controllo quotidiano dagli abusi di auto e moto).

    Detto ciò, se io in un momento di esaltazione (a volte mi capita) voglio correre ai 30 Km e più sfrecciando tra le automobili lo posso anche fare, basta che non sia su una ciclabile.

  2. Mi sembra assurdo mettere dei limiti di velocità su tutte le ciclabili! Perchè non fare delle piste solo ciclabili dove si può visto che il mezzo più veloce per muovesi in città è la bici! Ad esempio in via Bovi Campeggi e via Malvasia si ruscirebbe i pedoni da una parte e le bici dall’altra

  3. Ragionamoci ma la proposta non è affatto scabrosa, sono in linea con l’autoapplicazione di un limite.

    I 20 km all’ora su una pista ciclabile urbana sono un grande pericolo, i 30 una autentica pazzia. In Italia ancora non abbiamo la cultura del rispetto che è innata in altri paesi (e in più a Bologna abbiamo i portici!) e di continuo il pedone medio (giovane, anziano, non fa differenza) è ancor meno disciplinato e accorto del ciclista medio e non ci pensa due volte a inserirsi su una pista ciclabile sbucando tra le colonne del portico all’improvviso (magari per gettare una cartaccia nel cassonetto). Non sa neanche cosa sia, la pista ciclabile: se in quel momento arriva il ciclista ai 15 Km all’ora è fatta, figurarsi se arriva ai 20.

    Poi dobbiamo anche prendere atto che le piste ciclabili, presenti o future, se devono correre lungo le strade del centro saranno giocoforza anguste e sconnesse e di buona grazia se ci verranno concesse a scapito del traffico automobilistico: una ragione in più per stare dalla parte della ragione e darsi un limite credibile, soprattutto se in cambio della costruzione di altre piste (e del loro controllo quotidiano dagli abusi di auto e moto).

    Detto ciò, se io in un momento di esaltazione (a volte mi capita) voglio correre ai 30 Km e più sfrecciando tra le automobili lo posso anche fare, basta che non sia su una ciclabile.

  4. Mi sembra assurdo mettere dei limiti di velocità su tutte le ciclabili! Perchè non fare delle piste solo ciclabili dove si può visto che il mezzo più veloce per muovesi in città è la bici! Ad esempio in via Bovi Campeggi e via Malvasia si ruscirebbe i pedoni da una parte e le bici dall’altra

  5. Ragionamoci ma la proposta non è affatto scabrosa, sono in linea con l’autoapplicazione di un limite.

    I 20 km all’ora su una pista ciclabile urbana sono un grande pericolo, i 30 una autentica pazzia. In Italia ancora non abbiamo la cultura del rispetto che è innata in altri paesi (e in più a Bologna abbiamo i portici!) e di continuo il pedone medio (giovane, anziano, non fa differenza) è ancor meno disciplinato e accorto del ciclista medio e non ci pensa due volte a inserirsi su una pista ciclabile sbucando tra le colonne del portico all’improvviso (magari per gettare una cartaccia nel cassonetto). Non sa neanche cosa sia, la pista ciclabile: se in quel momento arriva il ciclista ai 15 Km all’ora è fatta, figurarsi se arriva ai 20.

    Poi dobbiamo anche prendere atto che le piste ciclabili, presenti o future, se devono correre lungo le strade del centro saranno giocoforza anguste e sconnesse e di buona grazia se ci verranno concesse a scapito del traffico automobilistico: una ragione in più per stare dalla parte della ragione e darsi un limite credibile, soprattutto se in cambio della costruzione di altre piste (e del loro controllo quotidiano dagli abusi di auto e moto).

    Detto ciò, se io in un momento di esaltazione (a volte mi capita) voglio correre ai 30 Km e più sfrecciando tra le automobili lo posso anche fare, basta che non sia su una ciclabile.

  6. Mi sembra assurdo mettere dei limiti di velocità su tutte le ciclabili! Perchè non fare delle piste solo ciclabili dove si può visto che il mezzo più veloce per muovesi in città è la bici! Ad esempio in via Bovi Campeggi e via Malvasia si ruscirebbe i pedoni da una parte e le bici dall’altra

  7. Personalmente ritengo sia sensato segnalare ai ciclisti che e’ sconveniente muoversi a piu’ di 8/10 km orari in una zona attraversata da pedoni (in Germania lo fanno)

    In verita’ molto dipende anche dalla qualita’ dei freni che si dispone a bordo bici e dall’abilita’ del ciclista 😉  ma questo e’ un altro discorso.

    Questa proposta di “disarmo unilaterale”, di distensione dei rapporti, avrebbe anche un altro vantaggio. Giungendo da ciclisti, sarebbe una sorta di gesto di cortesia della categoria nei confronti della citta’ tutta e in particolare del suo parente debole: il pedone.

    Non concordo invece con Vittorio quando ci parla di ciclisti “in punta di pedale” che sui percorsi ciclabili sfrecciano a 20 all’ora.

    Qui il problema non e’ del ciclista ma delle piste che sono inadeguate a una mobilita’ in bicicletta fatta da gente che va al lavoro o a qualche appuntamento ogni giorno e ci deve andare comodamente, in sicurezza e rapidamente.

    Dall’uso di questo mezzo, il cittadino dovrebbe trarne vantaggio anche in termini di tempi di percorrenza, come sanno bene tutti i ciclisti! Quale promozione migliore per la bicicletta poter dire e constatare che e’ il mezzo piu’ veloce per spostarsi in citta?

    Proposta: Visto che a Bologna si barattano giornate senz’auto con giornate senza Sirio per favorire lo shopping (sic) si potrebbero indicare limiti di velocita’ anche ai ciclisti nelle aree pedonali come via d’azeglio ad esempio (chesso’ 7 km orari).

    In cambio pero’ sulle piste e percorsi ciclabili si dovrebbe garantire la possibilita’ di percorrerle ai 20 orari.

    Del resto se non si comincia a ragionare cosi’ da adesso, quando fra qualche anno avremo quel 15% di mobilita’ ciclistica in citta’ indicato nella Carta di Bruxelles, le piste attuali mostreranno tutta la loro inadeguatezza.

    Saranno lente e ingolfate e quindi inutili e inutilizzate.

    Voi che ne dite?

  8.  

     

    Personalmente sono contraria.

     

    In Italia il 90% delle norme sono ignorate dagli stessi operatori e comunque disapplicate (lo stesso legislatore spesso commette spesso l’errore di abrogare leggi già in precedenza abrogate, tanto per dirne una).  

    Introdurre un limite “numerico” di velocità per ciclisti non servirebbe a nulla, aumenterebbe solo lo scollamento della realtà rispetto all’ordinamento giuridico, il senso di disagio dato dall’incertezza con cui il cittadino vive il la questione del rispetto delle leggi (in altri termini, la famosa “certezza del diritto”).

    Le norme a tutela e della sicurezza stradale esistono già, e sono norme derivate dal generale principio di prudenza, che informa tutta la circolazione stradale. Peraltro, come tutti possiamo vedere, sono per lo più lettera morta.

    Per quanto riguarda i ciclisti, il codice dice che (art. 182 cds)  i ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza.”

    Ciò significa che se venisse introdotto un limite di velocità “fisso” rimarrebbe comunque il fatto che il suo rispetto non garantirebbe affatto al ciclista di essere “in regola” perché, come è ovvio e giusto, se le condizioni del traffico pedonale lo richiedono il ciclista è (già) tenuto ad andare ancora più piano degli 8 km/h, ed all’occorrenza, a scendere dalla bici ed andare a piedi.

    Basterebbe tenere a mente ed applicare questo principio (che esiste già ed è sanzionato dal codice) per risolvere il problema dei “fenomeni” che disturbano il quieto vivere pedonale.

    Questo per le aree pedonali.

    Per quanto riguarda le piste ciclabili, vale lo stesso principio.

    Ci sono piste ciclabili assolutamente deserte, e non si vede per qual motivo non possano e debbano essere utilizzate anche ad una velocità sostenuta, se le condizioni lo consentono.

    Introdurre un limite di velocità significherebbe consegnare all’operatore “fenomeno” uno strumento per vessare inutilmente i ciclisti.

    Faccio presente che sempre l’art. 182 cds prescrive che “i velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi, con le modalità stabilite nel regolamento”.

    Quindi non è neppure corretta l’affermazione che se un ciclista vuole sfrecciare lo fa in strada e non sulla ciclabile, perché se c’è la ciclabile il ciclista è tenuto ad usarla, anche se è ad uso promiscuo (anche pedonale).

     

    Personalmente, sono una di quelle che usa la bicicletta come mezzo pressoché unico di trasporto nei giorni feriali, estate e inverno, pioggia o neve, per un minimo venti km al giorno.

    Molte persone che mi vedono dicono che “sfreccio”, il che è possibile.

    A mia “discolpa” dire che: a) le distanze che percorro quotidianamente sono lunghe, e se non tenessi una velocità adeguata ci metterei una vita e a quel punto la bici non sarebbe più compatibile con le mie esigenze; b) sono spesso di corsa, come tutte le madri single che lavorano otto ore lontano da casa e devono tornare a pranzo per la pausa a nutrire la prole; c) non ho mai avuto il benché minimo problema con alcun pedone: questo perché, pur non adottando nessun limite di velocità (del resto non possiedo tachimetro) mi attengo ad un criterio di diligenza, attenzione e rispetto per l’incolumità altrui. E per la mia, perché se faccio male a qualcuno posso farmi male anch’io, oltre al fatto che comunque rispondo dei danni che causo.

     

    Sono per il resto d’accordo con Bibi. La bici deve diventare sempre più un mezzo concorrenziale: se iniziamo a infastidire i ciclisti con ulteriori lacci e lacciuoli che vanno ad aggiungersi alla situazione già non certo rosea della mobilità ciclabile, non ricaveremo alcun vantaggio.

    Del resto, poi, la proposta di Vittorio mi pare anche difficilmente praticabile. Come potrebbe essere valutata con certezza la velocità del ciclista dall’agente che volesse sanzionarlo? Con un “bicivelox”? secondo me è un po’ fantascientifico… Sai quanti ricorsi al giudice di pace?  oltre al fatto che da lì si passerebbe alla targa, ai patentini eccetera, e la bici diventerebbe sempre meno appetibile.

  9. Fondamentalmente d’accordo con Lisa. se andassi a 10 all’ora sulle piste cliclabili ci metterei quasi un’ora per andare al lavoro. Se devo impiegarci tutto questo tempo allora mi comviene prendere la macchina.

    In realtà le piste mi creano più problemi che altro, so che sono tenuto a usarle quando ci sono, ma devo dire che li soffro molto di più che non sul lato destro di una qualsiasi altra strada dove almeno posso andare speditamente anche se si, la sportellata è sempre in agguato.

    Poi però la buona educazione è un’altra cosa. peccato però che siamo italiani.

  10. riceviamo e pubblichiamo questo parere di Mauro

    Giusto! data la ns natura placida (di noi ciclisti) credo che chiedere il limite di velocità anche per le bici, sia un primo passo per chiedere norme che regolino i rapporti fra cicli e traffico (auto.. moto ecc..) diritti ma anche doveri da parte ns..

    non dobbiamo demordere e alzare la voce affinchè ci venga data la possibilità di circolare senza correre continuamente il rischio di essere investiti o di investire Grazie a tutti Mauro

  11. Non credo che mettere dei limiti di velocità serva a qualcosa.

    Dobbiamo aspettarci i rilevatori di velocità? Dobbiamo trovarci vigili urbani impegnati a fare multe ai ciclisti, invece che a far rispettare il limite dei 50 per le automobili?

    Forse se il problema è sensibilizzare alla convivenza fra pedoni e ciclisti

    sono più utili azioni comunicative nelle aree pedonali, coinvolgendo le scuole, eccetera.

  12. mi trovo in accordo con chi ritiene che il problema della velocità si risolva educando i ciclisti alla consapevolezza del rischio per sè e per gli altri e non con dei divieti.

    Io aggiungo al problema città anche il problema sentieri. Mi ritrovo spesso a percorrere a piedi con mio figlio ( sui colli attorno a S.Luca, per esempio) sentieri ove rischio di essere travolto da ciclisti in mountainbike che praticano downhill a tutta birra come se fossero nella wilderness della Sierra Nevada è una realtà…fino a oggi schivata per puro caso.

    claudio

  13. E va bene, sono un utopista, però vedo che molti si comportano così, anche se non tutti: continuo a credere che chi usa la bicicletta si metta in gioco col proprio corpo, per cui dovrebbe avere già una coscienza di se e del contesto in cui si muove. Vorrei poter dire che chi usa la bicicletta è capace di limitarsi da solo, senza bisogno di un’imposizione dall’alto.

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