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“L’auto non va più !!!” La Fiera del Motore di Bologna chiude il sipario

Hungarian cyclists hold up their bikes a

“L’auto non va più !!!” è stato per anni il canto dei ciclo-attivisti bolognesi uniti intorno alla critical mass di protesta contro la fiera del motore. Una critical mass che negli ultimi sei anni ha puntalmente portato in strada centinaia di biciclette per chiedere un’altra mobilità. Una fiera storica e importante per la città di Bologna.  Un’evento che pone dinanzi le due anime di una stessa città. Una storicamente attaccata alla bicicletta, ed ai suoi rimandi romantici di partigiana memoria. Un’altra legata ai miti motoristici e alle leggende della velocità. Due visioni storicamnete contrapposte in grado di animare, ancora oggi, i dibattiti cittadini intorno all’idea stessa di Bologna: pedonale o motorizzata?

Da oggi per chi organizza l’ormai storica critical mass (certo non nota quanto il Motor Show) si porrà il problema se considerare o meno la partita realmente vinta. Ed in effetti sono già un paio di anni che il confronto nel numero delle vendita fra pedali e motori volge decisamente verso i pedali. La rinuncia delle case automobilistiche al Motor Show, da sempre la più importate fiera del motore in Italia, suona come una clamorosa rinuncia. Come una resa incondizionata.

La crisi del mercato automobilistico, la crescente “sensibilità verde” così come le politiche di alcuni comuni adottate nel campo della mobilità sostenibile, indurrebbero a pensare ad un cambio di passo.
Eppure la biciclietta in Italia non gode di una assicurazione nel tragitto casa-lavoro, al contrario di quanto avviene in altri paesi europei. Gli incentivi di chi decide di spostarsi senza inquinare sono pochi e mal pubblicizzati. Le strutture ciclabili sono spesso maldestramente ricavate in spazi residuali. Spesso disegnate sui marciapiedi, alimentado i dibattiti sul conflitto ciclista-pedone. La bicicletta è spesso banalizzata a mezzo dalle caratteristice ludiche e sportive. E per paradosso, non trova spazio nemmeno per il suo lato produttivo, il ciclo-turismo, chiaramente una risorsa potenzialmente proficua per il Bel Paese.

E’ quindi d’obbligo chiedersi se considerare il sipario del Motor Show chiuso nell’edizione del 2013 come una vittoria di Pirro o come una inevitabile conseguneza del collasso del nostro attuale sistema trasportistico. Indotti a interrogarci, alla luce di questo clamorosa chiusura, sulle abitudini dello spostarsi in città. Se saremo spettatori inermi di un lento quanto clamoroso collasso del sistema auto o se invece stiamo assistendo ad una imminente rivoluzione a pedali.

In ogni caso, le due anime di Bologna, quella che si muove a pedali e quella saldamente in sella ai motori, avranno siruramente di che riflettere rispetto a quello che resta, nel bene o nel male, un evento storico per la città.

Gabriele Annicchiarico

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