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La prova della bicicletta

All’ultima edizione del Bicycle Film Festival, svoltosi a Milano dal 26 al 30 novembre, è stato proiettato questo corto in cui si parlava di un nuovo indicatore per la qualità di vita urbana: “la prova della bicicletta”.

L’idea è nata in Argentina, a Buenos Aires. Per conoscere la qualità della vita nelle nostre città basta lasciare una bicicletta completamente funzionante libera senza catenacci appoggiata ad un palo, ad un muro, e vedere cosa succede. Da questa idea è nato anche www.lapruebadelabicicleta.com, un sito internet dove si possono visionarie le varie prove svolte in vari quartieri e in varie città.
Una trovata molto interessante che, sebbene non esaurisca il problema della qualità di vita, segna un primo passo per considerare anche la bicicletta come elemento fondamentale per una maggior vivibilità. Su questo sito lo si è detto altre volte: le biciclette nel traffico urbano, sono un indicatore di “salubrità”, come i gamberetti lo sono per il mare.

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  1. La visione di questo video mi ha riportato alla mente un episodio occorso qualche anno fa, non legato alla bicicletta in alcun modo.

    Mi trovavo a Spoleto, nel periodo del festival. Una piccola cittadina sonnacchiosa riempita fino all’orlo di gente da ogni parte del mondo. Durante il mio tragitto mattutino mi imbattei in una scena curiosa: la vetrina di un negozio di abbigliamento, che avevo sempre visto piena, sinistramente vuota. Prestando più attenzione notai che, attaccati alle grucce ed ai manichini, c’erano dei cartoncini con messaggi scritti a pennarello. Dicevano: “qui c’era una giacca tal-de-tali, del prezzo di tot. GRAZIE LADRI!“. E così per le scarpe, per lo sciccoso maglioncino di marca, per il giubbino in offerta.

    Preso da una smania di curiosità antropofaga entrai con aria stupita ed indagatrice a chiedere lumi sul presunto furto, incoraggiato da tanta ironia manifesta. Con la simpatica proprietaria dal simpatico sorriso intercorse grossomodo questo dialogo:

    io – Uhm, stanotte vi hanno fatto visita i ladri, eh?

    lei- No, son venuti ieri.

    io – Ieri notte?

    lei – No, ieri mattina.

    io – Cazzarola, ti hanno rapinato!

    lei- No, a dire il vero non c’ero nemmeno in negozio.

    io – …chissà che danno alla serratura…

    lei – Nessuno, la serranda era aperta…

    io – Eh?

    lei – Si, ero andata dal parrucchiere. Che ci sarò stata? Un’ora?

    io – Ed hai lasciato il negozio aperto…

    lei- Si, ma avevo messo il biglietto ‘sono dalla parrucchiera’

    Tra lo sgomento è il divertito salutai e mi rimisi in direzione di casa.

    L’indomani, ripassando, la simpatica commessa stava strofinando via di forza una scritta ad uniposca lasciata da ignoti che diceva, a cratteri cubitali: NON C’E’ DI CHE!

    Apprezzando l’ironia del probabile (presunto) mariuolo, sghignazzai pensando che la simpatica commessa stava lì carponi, ma il simpatico sorriso non c’era più.

    Morale: a pensar male si farà peccato, ma di rado si sbaglia.

    Leghiamo sempre la bicicletta, in attesa del mondo perfetto.

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