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Due fatti a caso

A volte si ha l’impressione che il caso abbia una sua razionalità, una sua capacità di illuminare la nostra vita. Magari mettendo in fila due fatti apparentemente distanti come può essere andare in bicicletta e ricevere una mail.
Fatto 1. Questa mattina nel percorrere in bicicletta la SP 21 in quel di Castel San Pietro Terme, un’auto mi ha sorpassato senza mettere la freccia e facendomi “la barba”, ovvero, di fatto, sfiorandomi.
Lo ha fatto perché proprio in quel momento in senso contrario giungeva un’altra auto e c’era perciò poco spazio per l’operazione. Se io fossi stato un altro mezzo di trasporto quell’auto avrebbe rallentato, si sarebbe accodata, avrebbe messo la freccia e infine invaso l’altra corsia per effettuare il sorpasso.
Con la bicicletta questa buona regola (da codice della strada) sembra non valere. E se lo fai notare (cosa che ho fatto questa mattina), con un movimento della mano sinistra a indicare la distanza da tenere dal mio corpo, sapete quale gesto ti restituiscono? Immaginatelo. E’ un gesto fatto con la mano destra. Il movimento è dal basso in alto e comporta anche un a ginnastica mirata sulle dita, che vengono tutte ripiegate a pugno, eccetto una: il medio. Lo vedete? E lì davanti a voi in quell’auto.
Fatto 2. Luca mi invia una mail. E’ la prima che leggo. Mi manda una citazione che ritiene possa interessarmi. Dice così:
Quale chauffeur non sarebbe indotto, dalla forza stessa del suo motore, a filare a rischio e pericolo delle formiche della strada – passanti, bambini e ciclisti? Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c’è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti.Theodor W. Adorno, Minima moralia. Meditazioni della vita offesa, Einaudi 1951-1994, p. 35-36.

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  1. Ricordo un gigantesco pulman che mi seguiva, sulla strada tortuosa verso il Grimselpass. Poteva benissimo superarmi di slancio approfittando di un breve rettilineo ma questo avrebbe richiesto una precisione degna del paese che in quel momento mi ospitava, ma che ad un furbissimo emulo degli eroi della F1 ialiota non avrebbe certo creato gli stessi scrupoli. Con la strada dichiaratamente sgombra di fronte, e con la stessa delicatezza con cui un gorilla maneggia il suo fragilissimo cucciolo, mi ha superato lasciandomi in eredità tanti “ciao ciao” sorridenti dei passeggeri che mi guardavano dal lunotto posteriore. Con tutte le dita amichevolmente spiegate, medio incluso.

  2. Motori e fascismo, un parallelo tutt’altro che sbagliato, a cui penso spesso specie quando vedo sfilare per Bologna, senza alcun rispetto per gli altri e a tutta velocità sui loro scuteroni, certi personaggi tutti vestiti di nero, dall’aria decisamente destra… Forse su questo si potrebbe sviluppare un dibattito… O no?

    Più praticamente, da parecchio tempo quando sono in bici evito di tenermi troppo a destra (acc…), mi faccio più largo di quel che sono, proprio per scoraggiare manovre idiote come quella che descrivi.

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