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Grazie Ciclomundi

Nonostante la pioggia, nonostante l’assenza di Paolo Rumiz bisogna dirlo:

Grazie Ciclomundi

Che anche quest’anno ci ha fatto capire che con la bicicletta si può “poetare” (Alessandro Ricci) e “stornellare” (Enrico Rustici e Donato De Curtis). Ma soprattutto che si può andare ovunque. Che si può partire dalla pianura padana e arrivare in Tibet attraversando la Siberia (come ha fatto Obes Grandini), che si può viaggiare e “ammalarsi d’Africa” come ha raccontato Chiara Perugini o scorazzare in Sudamerica come hanno fatto Emilio Rigatti e Max Mauro. O che ci si può chiamare Francesco Gusmeri e decidere di farsi 15 mila km da Brescia a Bangkok per accorgersi di avere ancora un po’ di gamba e che un giretto in Australia ci stava ancora.

E se in bici si può andare ovunque e con qualsiasi clima e tempo beh, allora andiamoci anche in città in bicicletta. Ogni giorno. E che diamine! Per recuperare quella lentezza auspicata da Bruno Cortigiani, ma anche e per chiederla alle nostre Amministrazioni con l’intoduzione nelle nostre città di zone 30, che per i ciclisti sono assieme alle piste ciclabili i veri “farmaci salvavita”.

Per dirla con l’installazione di Renzo Cevro Vukovic che vediamo qui sopra:
 Ciclomundi E’ finita. Adesso tocca a te. Pèntiti.

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