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Egregio Presidente Vasco Errani

Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia, ha scritto al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, per chiedere un’autorevole pronunciamento, nelle sedi opportune, a sostegno della propria petizione sottoscritta da oltre 10.000 italiani e da numerose pubbliche amministrazioni, per chiedere un’integrazione della norma sugli infortuni sul lavoro che stabilisca inequivocabilmente che “l’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico.”

“La normativa vigente sugli infortuni sul lavoro (Decreto Legislativo 23 febbraio 2000, n. 38) – si legge nella nota della FIAB – prevede espressamente all’art. 12 la tutela dell’”infortunio in itinere”. L’INAIL tutela il lavoratore assicurato nel tragitto casa-lavoro, solo nei casi in cui lo spostamento avviene a piedi o con i mezzi pubblici. Per chi si reca al lavoro in macchina, in moto o in bici, invece, la tutela vale solo se l’utilizzo del mezzo privato è indispensabile e si può provare che non si sarebbe potuto andare al lavoro in altro modo”.

Per la FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus – attiva da circa 25 anni per promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto in condizioni di sicurezza – è essenziale che anche chi utilizza il mezzo a propulsione muscolare negli spostamenti di tutti i giorni sia tutelato in caso di infortunio in itinere, senza dover dimostrare di essere stato “necessitato” o di aver percorso necessariamente il tragitto più breve e più sicuro (per limitazioni o assenza di traffico ove possibile).

“Affinché l’INAIL riconosca e tuteli l’infortunio in itinere in bicicletta – prosegue la nota – la FIAB ha promosso una petizione, cui hanno aderito più di 10.000 cittadini italiani oltre a Comuni, Province e Regioni, per chiedere una modifica dell’art. 12 del Dlgs. n. 38 del 23/2/2000, come segue: dopo la frase “L’assicurazione opera anche nel caso di utilizzo del mezzo di trasporto privato, purché necessitato” si chiede di aggiungere: “L’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico.”

La petizione, insieme alle adesioni istituzionali, è stata consegnata ai parlamentari “amici della bici” nel febbraio 2010, affinché si facessero promotori della modifica normativa richiesta. Nonostante un sollecito formale del 29 luglio 2011, non è mai pervenuto alcun riscontro sostanziale.

“Occorre ricordare, Sig. Presidente – conclude la richiesta FIAB – che molte pubbliche amministrazioni invitano i loro dipendenti e quelli di altri enti e di altre imprese, in attuazione di politiche di mobility management, a recarsi al lavoro con la bicicletta, trovandosi poi costrette a stipulare apposite polizze assicurative per fronteggiare le conseguenze di eventuali incidenti. E’ accaduto infatti che lavoratori che hanno subito incidenti ottemperando all’invito ricordato innanzi, si siano trovati in situazioni che si possono definire, con un eufemismo, sgradevoli”.

L’iniziativa FIAB di cui viene chiesto un intervento nelle sedi opportune della Conferenza delle Regioni è motivata da dati significativi: il 60% degli spostamenti quotidiani in Italia non supera i 5 Km; la bicicletta potrebbe avere, anche in Italia, un ruolo importante nei tragitti brevi casa-scuola e casa-lavoro e contribuire al decongestionamento delle nostre città, alla lotta ai cambiamenti climatici e alla riduzione dei consumi energetici; la bici non ingombra, non inquina, è silenziosa, fa bene alla salute; la Carta di Bruxelles, sottoscritta nella sede del Parlamento europeo il 15 maggio 2009, raccomanda alle Autorità locali di adottare adeguate politiche per creare migliori condizioni di ciclabilità e far crescere la media europea di spostamenti in bici al 15%.

Ma come si fa se la norma è carente?

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