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Via del Chiù(sa)

La più bella ciclabile di Bologna è chiusa. Attraversarla è possibile, ma si fora con grande facilità. Ma questa non e’ una novità. La novità sta nel vedere gran parte delle transenne divelte e buttate nel torrente Ravone. Qui sopra il video girato alcuni giorni fa e sotto quello di 3 anni fa quando ancora potevamo definirla “la più bella ciclabile di Bologna”.

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3 Comments

  1. Atti vandalici. Secondo me bisogna condividere i valori con chi è in grado di apprezzarli, i bambini.
    I bambini sono coloro che un domani potranno avere le leve per rispettare e far rispettare, anche una ciclabile.

  2. Ritengo necessario attivarsi nei confronti del Comune di Bologna che da oltre un mese tiene chiuso il tratto ciclo-pedonale di via del Chiù, senza alcuna tabella che ne indichi il motivo, anzi intensificando le azioni di chiusura (ieri hanno piazzato un blocco di New Jersey di traverso, in prossimità dell’immissione su via Sabena, senza alcuna tabella), pare proprio a seguito del filmato di cui sopra!!!
    Su tale tratto insiste una discreta utenza che riesce a doppiare oltre 1,2 km di via Emilia in bicicletta o a piedi: pendolari, residenti, persone che si recano all’ospedale Maggiore, etc. Tutte persone che nel transitare su via del Chiù in bicicletta o a piedi sono parte della soluzione di tanti problemi: traffico, smog, mobilità insostenibile, consumo risorse fossili, etc.
    Da pendolare quale sono (Forlì-Bologna) anche io mi servo da 4 anni di tale tratto di strada ciclo-pedonale. Riscontro che purtroppo l’attenzione riservata dal Comune per tali vie è del tutto secondaria rispetto alla viabilità carrabile: in inverno la neve rimane finchè non si scioglie, rendendo la pista impraticabile, in autunno con la potatura settembrina della vegetazione lungo il torrente, la superficie della pista si riempie di spine di acacia per cui per diverse settimane diventa impraticabile a meno di montare copertoni antiforatura.
    Problemi che ho già segnalato in passato al Difensore Civico e che sono rimasti insoluti.

    Ora il problema è ancora più grave, perché viene chiusa in modo coercitivo una bretella ciclopedonale che era utile a tantissime persone, senza segnalazioni, né indicazioni sui tempi di ripristino.
    Come ho avuto modo di verificare stamattina con un gentilissimo tecnico del Comune del Servizio Manutenzione Strade, la pista è stata chiusa per via di un atto vandalico consistito nella distruzione della palizzata in legno che separa la pista dal torrente (tratto di oltre 400metri a sua detta). Ora per rispristinarlo sarebbe necessario fare una palizzata a norma e quindi non più come quella esistente in legno, su tutta la lunghezza di oltre 1,2 km per circa 77.000 euro, di cui il Servizio Manutenzione Strade non disporrà fino a Marzo. Quindi fino a Marzo la pista deve restare chiusa perché altrimenti qualcuno potrebbe farsi male. Tuttavia anche prima la staccionata in legno non riparava assolutamente e vi erano punti non coperti. Rispristinare anche solo temporanemante con palizzata in legno costerebbe sui 20.000 euro cifra di cui il Servizio disporrebbe!
    Da quando è stata messa la prima palizzata di sbarramento in legno gli utenti si sono “ricavati un varco” per passare comunque. Tuttavia il Comune ogni volta ha rispristinato e potenziato la chiusura dopo qualche giorno/settimana, fino a ieri quando da forse una settimana, nonostante le palizzate in ingresso e in uscita, il varco ricavato era tale da riuscire a passare bene anche in bicicletta, come documentato dal filmato. Ieri pomeriggio il Comune ha pensato bene di piazzare un blocco di New Jersey su lato via Sabena e pali con catene all’imbocco da via Malvasia, rendendo ancora più difficile il passaggio a piedi e quasi impossibile in bicicletta. Stamattina il suddetto tecnico probabilmente aggiungeva cartelli in carta recanti “Divieto di accesso anche ai pedoni”.

    Ora io credo sia sterile questo accanimento: il Comune deve spiegare il problema ai cittadini e cercare di risolverlo in altra maniera, anche temporaneamente, in attesa dei finanziamenti necessari per sistemarlo in modo definitivo. In questo modo ci sarà sempre qualcuno che riesce ad aggirare le ostruzioni, aumentando il pericolo di incidenti rispetto a quello potenzialmente causato dalla mancanza della palizzata. Perché tale pista è di vitale importanza per troppe persone. Infatti anche in bicicletta volendo oggi si riesce da un lato a scavalcare le catene e dall’altra ad attraversare un ponticello malandato e portarsi sull’altra sponda del torrente sbucando in prossimità di una catena facilmente oltrepassabile ed evitando così il new jersey. Ma siccome qui non è più competenza del Comune l’accesso risulta libero, con pericoli anche maggiori!
    Se fosse capitato un problema del genere sulla via Emilia, credo che in qualche modo si sarebbe risolto, subito. Ma lì ci passa una utenza secondaria, più debole..
    Organizziamoci per fare sentire la nostra voce al Comune, siamo in tanti!

    E come soluzione estrema, cittadini, pendolari, utenti di quella tratta se siamo in tanti potremmo fare una colletta per prestare un 50.000 euro al Comune e fare i lavori subito!

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