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Il tempo della bicicletta

Riproponiamo qui sotto una bella lettera pubblicata sul Corriere di Bologna sabato scorso. Porta la firma di Giampiero Mucciaccio direttore del Centro Antartide di Bologna e un titolo che che calzerebbe benissimo anche per un Bici Plan predisposto dall’ Ufficio Biciclette dell’area metropolitana di Bologna: “Una città piana a misura di pedale”.
Purtroppo quel Bici Plan (strumento strategico dedicato alla mobilità ciclistica in uso in molte città anche italiane) e quell’Ufficio biciclette, a Bologna non ci sono ancora. Nel frattempo godetevi lo scritto qui sotto. E valutate la tabella dei tempi della bicicletta. Perché è tempo di bicicletta!

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Da Piazza Maggiore alla stazione in soli 5 minuti: non sono i tempi dell’ultimo bolide della Ferrari, ma il dato che viene fuori da una tranquilla pedalata.
Che Bologna sia una città a misura di pedale lo dimostrano i “tempi della bici” misurati dai ciclisti del Centro Antartide su diversi percorsi urbani. Utilizzando bici comuni, percorrendo senza fretta le strade e le piste ciclabili, rispettando le regole e in particolare i semafori, ci dicono che dai punti più lontani a Piazza Maggiore si impiegano meno di 40 minuti, dai punti intermedi meno di 20 minuti e per muoversi all’interno del centro storico sono sufficienti dai 5 ai 10 minuti. Uno dei fattori di competitività della bicicletta rispetto agli altri mezzi è quello di poter fare percorsi “porta a porta” senza diventare matti per cercare parcheggio.

Bologna è una città perfetta per la bicicletta anche perché è quasi del tutto pianeggiante e, tolti i percorsi verso i colli, in città si incontrano difficoltà solo per superare la ferrovia, ad esempio ponte Libia.
Pedalare dunque, si può. Il grande disincentivo all’uso della bicicletta in realtà viene soprattutto dai pericoli del traffico quando mancano le piste ciclabili e dal mancato rispetto dei limiti di velocità da parte di chi guida. Bisogna infatti ricordare che un ciclista investito a 30 km orari ha il 50% di possibilità di sopravvivere, oltre i 60 km orari non ha speranze.
Guardateli i ciclisti bolognesi. Donne e uomini, giovani e vecchi, studenti e professionisti, ricchi e poveri. Una minoranza che potrebbe diventare una maggioranza visto che i percorsi quotidiani di tutti avvengono prevalentemente nel raggio di pochi chilometri. E’ bello immaginare sciami di biciclette sulle strade di Bologna come si vedono in tante città olandesi o tedesche dove il clima è sicuramente più ostile. Segno non di povertà ma di modernità. Miliardi di pedalate in più porterebbe ad un mare di petrolio in meno da importare, un contrasto vero all’effetto serra, risorse finanziarie che potrebbero essere destinate ad altri consumi, meno inquinamento acustico ed atmosferico, più salute e contrasto effettivo all’obesità dilagante, meno costi sanitari, meno frenesia e stress. Una città più vivibile e bella da vivere. Capace di sedurre per la sua qualità. La crisi economica potrebbe aiutarci su questa strada perché crea i presupposti per fare cose impensabili in tempi normali, perché spinge nella direzione di nuovi stili di vita e consumi sostenibili.
Ma ci vuole coraggio, lungimiranza, sapienza. Investimenti adeguati. Ci vuole un vero e proprio salto di civiltà.

Giampiero Mucciaccio

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