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Liberarsi dall’auto

Stefano è una persona precisa. Dopo aver scoperto dell’esistenza di Stellwerk60 di cui ci aveva accennato tempo fa ha deciso di indagare un po’ di più deliziandoci con questo reportage che racconta di un quartiere senza auto, con tante biciclette e alcune difficoltà.

Sono stato a Colonia a vedere di persona il centro residenziale Stellwerk60, di cui avevo dato notizia qualche tempo fa. Volevo rendermi conto di quante delle idee iniziali erano state realizzate, e delle difficoltà incontrate. Insomma volevo farmi un’idea delle possibilità future dei progetti Car free.

Era una grigia e piovosa mattina di novembre, che invogliava veramente poco ad uscire. All’entrata del centro residenziale mi è venuto incontro il signor Kleinmann, uno degli ideatori del progetto, con il quale avevo un appuntamento. L’idea iniziale di questo progetto ha origine 15 anni fa, ma solo 5 anni fa sono iniziati i lavori veri e propri di costruzione dell’insediamento e, del gruppo iniziale, solo il signor Kleinmann ha resistito alla lunga attesa e ora vive a Stellwerk60. È molto fiero del suo progetto che, malgrado le difficoltà ed aluni errori, è stato realizzato. Si tratta del più grande mai costruito in tutta le Germania, se si tiene conto del numero di unità abitative.
Il signor Kleinmann mi ha accolto molto gentilemente e dopo alcuni brevi cenni sulla storia del progetto mi ha guidato in una sorta di giro turistico del centro residenziale. I lavori non sono ancora terminati: mancano alcuni edifici. Tuttavia si può giá assaporare un’atmosfera ben diversa di quella che regna nelle zone centrali e periferiche delle grandi città: colpisce soprattutto l’assenza dell’assordante rumore del traffico, al quale siamo ormai completamente assuefatti.

L’insediamento è composto da una zona mista di gruppi di villette a schiera e alcuni edifici a 3 o a 4 piani che si affacciano sulle vie pedonali. Si incontrano talvolta piccole piazzette lasciate appositamente vuote, che offrono la possibilità di socializzare, cioè agli adulti di incontrarsi e ai bambini di giocare. Appoggiata ad un albero è ben visibile una pompa da bicicletta, che allo slogan di “aria per tutti”, offre la possibilità di gonfiare le ruote delle bici.
Davanti ad ogni entrata ci sono delle rastrelliere per le biciclette. Queste, mi ha spiegato il signor Klienmann, sono utilizzate solo per soste brevi. Mi ha mostrato una rampa di accesso alla zona sottostante degli edifici, più stretta di quella per le auto: conduce negli scantinati dove si trovano veri e propri “garage per le biciclette”. Ogni appartamento ovviamente dispone di un garage, nel quale è possibile parcheggiare diverse biciclette.
Ai confini dell’insediamento c’è un edificio a 4 piani, abbastanza grande, composto da 60 unità abitative. Qui vengono offerti appartamenti ad affitto agevolato per le famiglie con redditi medio bassi. In questo modo non solo quelli che possono permettersi la villetta hanno la possibilità di abitare in questo centro residenziale.
Al termine della passeggiata siamo andati in una piccola costruzione che viene chiamata “centro di mobilità”. Si tratta di un ambiente cruciale per il senso dell’intero progetto. Qui si trovano carrelli vari per il trasporto di oggetti pesanti ed ingombranti, che in assenza di auto sono molto importanti. Abbiamo parlato dei problemi relativi alle spese “pesanti” (come le casse di bottiglie d’acqua) e mi ha spiegato che hanno stipulato un contratto con un’azienda che fa servizio a domicilio di bevande, la quale senza sovrapprezzo fa le consegne in un punto prestabilito del centro residenziale. Con i carrelli è quindi possibile trasportare l’acqua (e, soprattutto, le pesanti casse di birra) nella propria abitazione.
Anche chi si avvale della “Bio-Kiste” (si tratta di una consegna settimanale di frutta e verdura stagionale proveniente da agricoltura biologica così come avviene in Italia con i Gruppi d’acquisto solidali http://www.retegas.org/ ) riceve la consegna in un punto prestabilito e la può portare a casa con l’ausilio del carrello. Normalmente chi fornisce queste cassette di alimenti biologici offre anche moltissimi altri prodotti, per cui è possibile fare praticamente tutta la spesa ordinando su internet o per telefono e ritirando il tutto a pochi metri da casa.

Va detto però che il progetto ha incontrato qualche difficoltà.

In primo luogo tutto l’iter che ha preceduto la costruzione è stato pieno di ostacoli, soprattutto di natura politica. Con la giunta Rosso-Verde (cioè SPD e Verdi) le cose andavano più liscie, ma quando nel Consiglio comunale di Colonia si è imposta una maggioranza di centro-destra (CDU e FDP) i rapporti sono diventati più difficili. Anche la ricerca di una società edificatrice non è stata impresa semplice: era difficile trovare qualcuno che credesse nel progetto, soprattutto perché si sarebbero dovute cercare persone interessate all’acquisto di una casa, ma vincolate all’atto d’acquisto da un impegno preciso: non possedere un’auto propria.
È stata trovata quindi una società fondata da poco tempo e disposta a correre questo rischio pur di entrare nel mercato immobiliare. A costruzioni realizzate quando si è trattato di vendere gli appartamenti sono sorte altre difficoltà.
Probabilmente, come sostiene il signor Klienmann, il mercato non era pronto. La gente accorreva quando sentiva parlare di “abitare senza auto”, guardava interessata le planimetrie e diceva “Bello! Bello! Sí, ma poi la mia auto dove la parcheggio?”. Insomma Non c’era ancora una mentalità adeguata. E il desiderio di un quartiere senz’auto era immaginato dai più pensando alle auto degli altri e non alla propria.
Così dopo un po’ di tempo si è stato fatto quello che il signor Kleinmann reputa tutt’oggi un grave errore.
Dopo lunghe trattative con la società immobiliare si è deciso di costruire un parcheggio in modo da avere un determinato numero di appartamenti con posto auto. Come soluzione di compromesso si è dato il posto auto al 20% delle unità abitative ad un prezzo comunque abbastanza elevato. Il risultato è stato che alcuni, non volendo rinunciare all’auto e non essendo disposti ad acquistare il posto auto, parcheggiavano nelle zone limitrofe. Gli abitanti di queste zone, visto che il parcheggio era già difficile, si sono appellati alle autorità, le quali hanno provveduto a rendere a pagamento il parcheggio per i non residenti.
Comunque le cose sono lentamente cambiate in meglio. Pian piano è aumentata la richiesta di appartamenti car free e sono rimaste invenduti quelli con posto auto.
Si tratta probabilmente di un fenomeno dovuto al progressivo cambio di abitudini. Pensare di vivere senza auto è per molti di noi impossibile. Ma essendo costretti a parcheggiare lontano oppure a dover pagare cifre significative, piano piano si cambiano le abitudini e ci si rende conto che in molti casi è possibile apportare modifiche ai propri stili di vita senza più tornare indietro.
E accorgersi che vivere senza l’auto di proprietà non è poi una così grande rinuncia. Infatti in caso di bisogno ci si può sempre avvalere del “car-sharing”, che mette a disposizione oltre ad auto di diverse dimensioni, anche piccoli furgoni per il trasporto di oggetti ingombranti. Naturalmente anche a Stellwerk60 c’è un punto di noleggio auto. È sufficiente prenotare tramite internet o telefonicamente e recarsi al punto di noleggio: c’è una colonna nella quale è possibile digitare i propri dati e ritirare la chiave dell’auto. Nei casi di necessità, o anche solo per puro piacere personale, (le dipendenze faticano a scemare!) è sempre possibile farsi un giro in auto.
Resta ancora da risolvere il problema dell’accesso controllato di mezzi che trasportano disabili. Al momento il controllo è lasciato alla guardia presente alla “centrale di mobilità”, per via del cantiere ancora aperto, ma quando saranno terminati i lavori il problema si ripresenterà.
Il signor Kleinmann sostiene che gli abitanti stessi sono i migliori controllori. Ma c’è però il rischio che l’uso si trasformi in abuso: è un problema analogo a quello che si è incontrato nella chiusura del centro storico delle città, anche se in un singolo insediamento l’accesso è molto più limitato.

Progetti del genere sono stati presi in considerazione anche in altre città, come Düsseldorf ad esempio, dove alla fine degli anni ’90, il Comune aveva valutato le possibilità di realizzare un centro residenziale libero da auto in una zona molto centrale e quindi ben servita dal trasporto pubblico.
A quei tempi c’era una giunta di centro-sinistra, cioè Rosso-Verde; con la vittoria del centro-destra alle elezioni comunali questi progetti sono stati abbandonati.
Un chiaro messaggio per chi sostiene che oramai non c’è più nessuna differenza tra i partiti politici.

Stefano Bergonzoni

0 Comments

  1. grazie per questo bel reportage, sognante e concreto!  

  2. È in questa battuta che si potrebbe forse riassumere la filosofia del libro di Robert Hurst “The Cyclist’s Manifesto”, disponibile da questo mese nella collana americana Falcon Guides (www.falcon.com), che la redazione di ilikebike.org ha ricevuto in anteprima dall’editore los angeles real estate Pequot Press.br />Robert Hurst è un “messenger”, cioè un fattorino ciclista che ha pedalato quasi 300mila km in giro per gli States, trasportando in mezzo al traffico ben 80mila tra plichi postali e pacchettini, ma è anche uno scrittore appassionato di cose ciclistiche e di storia, che ha già pubblicato pochi anni fa “The Art of Cycling”, un libro del quale parleremo home loans prossimamente.

    Nel primo capitolo del suo Manifesto Hurst traccia un quadro storico molto interessante, vediamo un’America di fine ottocento dove i trasporti sono per certi versi dominati dalla bicicletta, un mezzo molto amato perché leggero, veloce ed autonomo, che scorre via su strade in maggioranza bianche lasciandosi alle spalle pedoni e carri trainati da cavalli, e che può essere battuta solo sulle lunghe distanze dal colossale, fumoso e rumoroso treno a vapore.

    Purtroppo orlando homes for sale il quadro si complica quando i benestanti appassionati della costosa bicicletta, della quale apprezzano in verità soprattutto l’ebbrezza della velocità, nel giro di qualche anno si trasformano in sostenitori ancor più entusiasti dell’automobile. A distanza di oltre cent’anni il problema generale affrontato da Hurst con questo libro consiste nel determinare una strategia efficace per convincere gli americani del Duemila che la bicicletta va considerata come un utile mezzo di trasporto, superando diffidenze e luoghi comuni che circondano il mezzo negli States. Per dirne una buffa, in America molti sono convinti che per usare la bici bisogna per forza vestirsi da ciclisti online trading sportivi, elmetto e pantaloncini attillati compresi, se pensate a qualche film Usa visto di recente in effetti l’iconografia del ciclista americano è proprio quella. 

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