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A macchia di leopardo

“La città del futuro sceglie la bicicletta”, questo il titolo del convegno nazionale organizzato da Fiab e comune di Vicenza in corso oggi.

L’incontro prevede l’intervento di importanti e esperti relatori.  Tra questi anche Antonio Dalla Venezia presidente della Fiab

Lo abbiamo intervistato

Tema: la mobilità ciclistica nelle città. Qual è la situazione generale nel nostro Paese?
La situazione della mobilità in bicicletta in Italia è (come del resto anche per altri aspetti della vita del nostro Paese) a macchia di leopardo. Ci sono territori che esprimono una mobilità di respiro europeo e situazioni molto arretrate.

Come mai tante differenze?
Questa situazione deriva dal fatto che in Italia a differenza di altre nazioni europee non esiste un coordinamento nazionale né una politica univoca in tema di bicicletta. Nelle altre nazioni europee più avanzate in tema di mobilità sostenibile, esistono dipartimenti dedicati di emanazione governativa e predisposti a favorire la mobilità sostenibile dove, ovviamente, la bicicletta gioca un ruolo di primo piano. In Italia invece tale organismo non c’è e le politiche fanno capo a Regioni, Province e Comuni: di fatto alla buona o cattiva volontà dei singoli amministratori.

E la Fiab come va? Qual è il suo stato di salute?
La Fiab cresce. Negli ultimi 5 anni ad un ritmo di un migliaio di nuovi soci in più all’anno. Oggi siamo circa 15.000. Questo vuol dire che c’è domanda di interventi su questo tema che è innanzitutto quello della ciclabilità urbana. Fiab oggi è tante cose, (ciclo-escursionismo, moderazione del traffico, intermodalità…) ma nel suo codice genetico c’è prima di tutto la mobilità urbana.

Quali sono le città che hanno scelto decisamente la bicicletta per disegnare la loro mobilità nel futuro?
Stiamo conducendo un’indagine proprio in queste settimane. Infatti non essendoci una struttura nazionale di coordinamento, non esiste un Osservatorio nazionale in grado di dire veramente cosa esiste in Italia. Noi lo stiamo facendo attraverso le nostre emanazioni locali e stiamo aspettando che ci pervengano tutti i dati dalle varie associazioni, ma già alcune sorprese cominciano a emergere al di là delle realtà più mediatizzate come Ferrara e Bolzano.

Ad esempio?

Ad esempio Lodi che è una delle città più ciclabili d’Italia, dove Comune e Provincia assieme hanno fatto molto e dove esiste un’Associazione Fiab di alto profilo. Sono risultati che smentiscono altre analoghe analisi basate però esclusivamente sull’autocertificazione.
In ogni caso possiamo dire senza tema di smentite che le realtà più avanzate sono quelle del centro-nord mentre nel sud, eccetto rari casi come qualche città della Puglia o della Sicilia, la situazione rimane piuttosto desolante.
Nel centro-nord invece ci sono contesti più strutturati con la presenza di numerosi uffici bicicletta nati a partire dal buon esempio di Ferrara.

Qual è il feeling delle metropoli con la bicicletta?
Le Città metropolitane d’Italia sono assolutamente indietro rispetto alle grandi capitali euoropee. Tra Monaco e Milano la differenza si nota molto così come tra Roma e Parigi, per non dire Amsterdam e Copenhagen…
E anche l’indicatore del numero dei soci Fiab conferma questo dato. Se si eccettua Milano che ha circa un migliaio di soci, altre città come Roma o Napoli, dal punto di visto dei numeri sono indietro…

Ma esiste un problema di qualità delle piste ciclabili o basta il numero di km realizzati per ottenere una buona valutazione?
Le piste devono essere ben fatte e per farle bene ci vogliono anche tecnici competenti. Non è un caso che da quelle città dove la presenza di Fiab è forte e dove ci sono i risultati migliori, partono sovente tecnici comunali in viaggi studio organizzati da noi, in giro per l’Europa.

E che ne pensi delle piste tratteggiate sui marciapiedi? A Bologna sono diffusissime…
Anche a Parma mi dicono stiano procedendo così. Attraverso l’Osservatorio di cui parlavo prima, ci proponiamo anche di verificare la tipologia di piste realizzate e l’approccio tecnico al tema. Perché, non è la stessa cosa fare una ciclabile in sede propria togliendo magari spazio alle auto o sottraendolo invece ai pedoni; l’impostazione di fondo è completamente diversa.
Devo dire che per Fiab l’obiettivo strategico rimane quello di ridurre il numero di auto che circolano in città a favore del trasporto pubblico e della mobilità a piedi e in bicicletta. Non è utopia: si tratta di mutuare esperienze che funzionano in tutta Europa e non si capisce perché non si possano adottare anche da noi. Basta ricalcarle.

Sul piano nazionale non vedo attenzioni di sorta per la bicicletta, anzi … quindi da dove si parte?
Si parte dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni cercando attraverso la condivisione di buone pratiche di creare una sana competizione tra le amministrazioni.
Modulando critica e collaborazione senza pregiudizi, ma a partire dalla reale disponibilità mostrata.

1 Comment

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