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La Val Pusterla su due ruote

Sono qui da tre giorni e da due non faccio altro che impacchi di ghiaccio sul mio ginocchio gonfio e dolente. Quando si dice la sfortuna ! Un’ escursione alle 3 Cime di Lavaredo ed eccomi ridotta, come una vecchietta, a guardare ciclisti e turisti che passano, lo zaino in spalla, proprio sotto il balcone di casa. A pochi metri da qui c’è un noleggio di bici e decido che domani dirò addio alla mia forzata clausura. Così parto, occhiali da sole, bottiglia d’acqua e cappellino di paglia verso la valle di Sesto che è quasi pianeggiante, tagliata a metà da una bella pista ciclabile. In sella alla mia citybike, sto attenta, dopo i primi metri, ad ascoltare cosa dice il mio ginocchio che, fortunatamente, tace. Pedalo tra il più iconografico dei paesaggi alpini dove non manca niente : prati, mucche, cavalli, ponticelli che cavalcano acque frettolose di arrivare a valle e, in fondo, la mole imponente della Croda Rossa. Arrivata alla frazione di Moso, i segnavia dicono di girare a destra per la Val Fiscalina.

E’ una tentazione perché ci sono già stata, anni fa, con gli sci da fondo e me la ricordo bellissima. Sul ripido del primo tratto fuori del bosco, sono costretta a scendere ma intorno a me, gli splendidi abeti rossi e i larici mi stimolano a proseguire. Testarda lo sono e ci vuole poco a convincermi che devo arrivare al Rifugio Fondovalle. La strada è liscia, facile da percorrere e soprattutto ombrosa. E’ ancora presto, c’è poca gente e all’improvviso uno scoiattolo mi attraversa proprio davanti, tranquillo come fosse un cagnolino. Qui, tra un paio d’ore, il traffico dei turisti aumenterà :dai più pigri trasportati dal carro stile western, ai più sportivi in sella a impolverate MTB fino ai classici escursionisti armati di bastoncini da Nordic Walking. In un piccola radura sulla destra del sentiero, dai rami contorti di un albero escono ben tre zampilli. Arriva una piccola comitiva di ciclisti e tutti facciamo rifornimento di acqua gelida. E’ una vera goduria lavarsi la faccia. Non capisco la loro lingua ma, a giudicare dai capelli chiari e dalle fattezze, direi che siano nordeuropei. Proprio ieri, la tivù locale ha trasmesso un servizio sul cicloturismo in Trentino Alto Adige in concomitanza della recente apertura di una nuova ciclabile che passa per Trento. Dicevano che per la regione si tratta di un vero e proprio investimento perché molti giovani, soprattutto norvegesi, scendono numerosi nelle nostre Alpi per praticare ciclismo e restano in media una settimana pernottando in lussuosi alberghi. Rimonto in sella e mi accorgo di essere arrivata a fondovalle dove la strada finisce per diventare stretto e sassoso sentiero. Tra i pini mughi dietro il rifugio, un tempo scorreva un torrente. Oggi è solo una triste distesa di sassi bianchissimi. E’ passata circa un’ora e mezza da quando sono partita. Non mi resta che tornare indietro e so già che, arrivata in fondo, mi rammaricherò, come sempre, di quanto sia stata breve la discesa.

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