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Ciclabilità. Londra e Bologna a confronto (video)

Pubblicobene, servizi e inchieste finanziate dal basso attraverso la rete, presenta il suo ultimo lavoro. Dedicata alla biciclette l’inchiesta di Caterina Monzani prende in esame due città Londra e Bologna, diverse per storia e conformazione urbanistica, ma accomunate dalla voglia di puntare sulla mobilità sostenibile.

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1 Comment

  1. Nel mio sconforto mi verrebbe da dire che paragoni tra le città italiane e le città nordeuropee o inglesi è antropologicamente inutile.
    Andando nel pratico devo testimoniare che buona parte della “politica” di incremento dell’uso della bicicletta è sbagliata (parlo di Bologna, che conosco). Non ha alcun senso inventarsi piste ciclabili in centro, dove gli spazi non ci sono (vedi l’idiozia del servizio su via dei Falegnami con i tavolini della pizzeria): sarebbe molto più opportuno condividere la strada che c’è limitando (e facendo rispettare) alle auto e alle moto il limite dei 30 orari. Le piste andrebbero piuttosto fatte sui viali e sulle direttrici.
    Poi, se lo scopo è riorganizzare il traffico non vedo perché prendersela anche coi motorini, che in quanto a mobilità sostenibile stanno molto vicini alle biciclette (la lotta a TUTTI i veicoli a motore è uno dei tipici atteggiamenti talebani dei ciclofanatici che me li fa digerire male). Il motorino ha un vantaggio ENORME sulla bicicletta: non te lo rubano! Infatti, uno dei tanti disincentivi della bici è quello del furto: una bicicletta da passeggio nuova di buona qualità può costare all’incirca 300/400 euro almeno. Viene rubata in un soffio e il furto non viene praticamente mai punito. Anche il danneggiamento ha il suo peso: una bici ritrovata senza sella o senza una ruota diventa uno shock e un insopportabile disagio anzichè un agile ausilio. Unico modo di evitarne il furto è portarsela su a casa o in ufficio: direi impensabile alla maggioranza delle persone che non lavorino in una agenzia di pubblicità (!), mentre al motorino togli la chiave e lo lasci tranquillamente in strada.
    Forse è anche per questo che per strada a Bologna girano per la maggior parte rottami ambulanti, la stragrande maggioranza dei quali senza nessuna luce notturna (anche nel filmato sui gelati ciclabili se ne vedono: vergogna, quelli avreste dovuto rimandarli a casa, non aggregarli al gruppo: ma che educazione state insegnando?!) creando pericoli pazzeschi per sè stessi e per gli altri. Io sono stufo marcio di schivare cialtroni che, vestiti di scuro, sbucano da ogni angolo invisibili fino all’ultimo metro.
    Forse, insieme alle ciclabili dove servono, sarebbe il caso di ripensare anche ai depositi di biciclette custoditi come esistevano una volta (l’ultimo dei quali in via Galliera, ormai in rovina, è stato demolito un vent’anni fa).
    Insomma, la bici è troppo ansiogena per la gente comune. La bici non dovrebbe essere il veicolo degli sportivi, degli eroi, dei talebani o dei morti di fame: invece a Bologna e in Italia è ancora così e lo rimarrà ancora per molto. Purtroppo.

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