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Giro d’Italia in Bolletta [20]

Campania paranoica! Caldo e traffico impazzito, sorpassi da destra e da sinistra, trattori che superano Mercedes che parcheggiano in tripla fila… Da Avellino alla periferia partenopea è tutto un caos del genere… E poi la pavimentazione stradale: toppe su toppe e selciati sconnessi, manifesti elettorali, quartieri stile Beirut, paesi dell’hinterland con le luminarie, e motorini come zanzare di Goro.
La Campania paranoica mi accompagna fino a Ercolano, dove inizio a seguire dei cartelli rosa con la scritta ‘Navetta Giro’. Ne trovo verso ogni direzione e non so quale scegliere… Punto sulla sinistra ed arrivo ad una piazzetta assolata ed abbandonata. Torno indietro, qualcuno mi grida tassì… Salgo le prime rampe del Vesuvio, incolonnato al pullman della squadra Barloworld. I tornanti sono stretti e il pullman largo, intorno un caos indescrivibile di panzoni che salgono in bicicletta con la maglia di Moser e Baronchelli. Il pantano, con la frizione rovente e l’acqua del radiatore che bolle, termina ad una rotatoria, quando i Milanesi del Giro d’Italia alzano definitivamente bandiera bianca: ognuno parcheggia dove cazzo gli pare, tifosi con giornalisti e squadre ciclistiche, tutti mischiati in un gigantesco groviglio di lamiere. Un signore napulità, rigorosamente infiltrato senza pass, apostrofa un attonito giornalista danese:
Uè, qui lei non può parcheggiare! E’ zona riservata… ai tifosi!
E il danese si scusa, risale in auto e scappa via…
Il servizio di trasporto per la stampa, predisposto con certosina precisione dai Milanesi, carica gente a caso; un passeggero a bordo inizia a fare il controllore e a vendere biglietti per la navetta su cui siamo saliti… Scoppia un alterco con una Milanesa, sicura dei suoi diritti ed agguerrita nel farli valere:
Macchè biglietto, bamba, la navetta è gratis!‘ ‘Uè macchè gratis!’ Parapiglia! Arriva l’amico del vendibiglietti, con una divisa simile a quella della Protezione Civile, che prova a fare chiarezza… ‘No signò, anche io ho pagato, tutti pagano!
Arriva un Milanese Capo e conferma, cioè che la navetta è per la stampa ed è gratis. ‘Allora lui che sta vendendo biglietti…’ ‘Uè signò, così lei mi manca di cortesia… Se lei non mi si qualifica come faccio a sapè che è della stampa e che è gratis? Bastava dirlo.
Ognuno va nella sua direzione bestemmiando. Dopo ore di coda finalmente risalgo il nastro nero dell’asfalto nuovo di zecca ed arrivo in prossimità del cratere dove è collocato il traguardo di tappa.
Un metro dopo l’arrivo l’asfalto finisce ed incomincia uno sterrato sconnesso. Gli zelanti organizzatori cercano di allontanare chi non ha il pass, ma il problema è che qui il pass ce l’hanno tutti! Perfino i bambini di 5 anni girano felici con il pass al collo!
Alla fine arrivano i corridori, quelli veri, e si ritrovano imbottigliati nel caos. Cercando di scendere subito da dove sono appena saliti, si incastrano con le migliaia di cicloamatori e scendono così ai 20 all’ora insieme ai Moser e ai Baronchelli con la pancetta.
Forse il vero spettacolo è questo: Sylvester Smidt affiancato a Peppino Gargiulo scende verso il mare dribblando i pedoni.
Finisce così questa giornata di ordinaria Campania Paranoica, tra bottiglie vuote sparse ovunque, mentre in uno squallido parcheggio mangio una pizza margherita appena sfornata. E’ meravigliosamente buona… Il costo?
Udite udite: 2,50 Euro!

0 Comments

  1. Sarà pure paranoica, incasinata all’inverosimile, stracolma di monnezza e difetti: ma Napule e’ sempre Napule!

    E se non bastasse la pizza “tuppe tuppe mariscià” a riappacificare gli animi guappi e malamenti vi vengo in soccorso raccontandovi un aneddoto rifrescato qualche ora fa dal simpatico telecronista del giro rosa.

    “Eravamo con la carovana nei pressi di Sorrento. Ci indicarono un ristorante di quelli famosi, ma che dico famosi…celeberrimi della costiera. Sapevamo che avremmo dovuto rimettere di tasca nostra, il rimborso non avrebbe coperto il costo…e si pagava ancora in lire…del pranzo. Ma, cavolo: eravamo la rai, non potevamo tirarci indietro! Appena entrati nel locale ci rendemmo conto con un’occhiata che li si viaggiava sulle centomilalire a coperto, la rai ce ne rimborsava trentacimquemila. E pareva saperlo pure il proprietario del ristorante che, appena entrati e identificandoci chiaramente come la stampa al seguito del giro, ci venne incontro riempendoci di domande e chiedendo di continuo se fossimo a nostro agio. La cosa stupenda avvenne alla fine del  banchetto, quando gli chiedemmo il conto. L’unica risposta fu: “Ma quanto vi rimborsano per il pranzo?” e noi, in coro “trentacinquemila lire.” e lui “allora il conto è di trentacinquemila lire”.

    Non posso farvi il nome ne del ristorante ne del proprietario, per ovvi motivi.

    Ma a lui va un sincero grazie, per averci dimostrato quante meravigliose sorprese può riservarci il nostro paese.”

    Capite adesso perchè questo si chiama “fare Campanilismo”?

    Cristiano dalianera, dalla terra del fuoco

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